martedì 16 luglio 2013

Gli italiani e il turismo sessuale in Thailandia

La testimonianza di Rossella, una giornalista italiana in viaggio nel sud-est asiatico


Questa foto è stata scattata a Bangkok, città ricca di storia ma in Italia tristemente famosa per il turismo sessuale. E questo pullman, ovviamente, è pieno di italiani ("Tour" è una parola internazionale", "puttan" no).
L'ha scattata Rossella e l'ha postata su Facebook. Abbiamo deciso di approfondire l'argomento facendoci raccontare qualcosa. Iniziamo col presentarvela.

Rossella Quaranta è una giovane giornalista torinese. In questo periodo si trova a Chiang Mai (700 km a nord di Bangkok). Ha lasciato il lavoro per fare questo viaggio e poi successivamente spostarsi in Australia. Un viaggio in estremo est dopo averne fatti molti in estremo ovest (Usa). Le sua esperienza è raccontata nel blog Thai kangaroo Salad. "Non mi dispiacerebbe provare a fare la giornalista freelance dall'Asia - ci racconta - ma ci vogliono contatti e tempo. Per adesso mi limito a osservare e prendere nota".
La foto è stata scattata a Bangkok, non lontano dalla zona dei centri commerciali e del Lumphini Park. Un'area molto frequentata dai turisti, perché gli shopping malls sono enormi e hanno prezzi decisamente abbordabili per gli stranieri. Non tutti sono lì per turismo sessuale però, nemmeno gli italiani "Ho conosciuto soltanto italiani che non si trovavano in Thailandia per turismo sessuale e che, anzi, si sono trasferiti qui per lavorare, complici un basso costo della vita e la possibilità di trovare un posto all'interno di società internazionali (che per gli standard thailandesi offrono salari decisamente alti, anche 900-1000 euro al mese). A Chiang, in particolare, esiste una numerosa comunità di espatriati tra i 20 e i 40 anni, provenienti da tutto il mondo" ci racconta Rossella "Ognuno di loro lavora e ha scelto questa città perché, rispetto a Bangkok, offre uno stile di vita migliore: Chiang Mai è tranquilla e si vive con poco. Di fatto, le città che attirano turismo sessuale sono soprattutto Pattaya, sulla costa, e Bangkok (che ha due o tre zone a luci rosse)".
Fortunatamente sembra che non sia così diffusa la prostituzione minorile, almeno non in pubblico: "Non ho visto bambini o bambine prostituirsi, in ogni caso. Capita di incontrare signori occidentali over 60 accompagnati da donne thailandesi di una quarantina d'anni, magari ex prostitute, con cui nel tempo hanno instaurato una relazione in qualche modo solida".
In Thailandia, come in tutti i paesi poveri della terra, la prostituzione sembra socialmente accettata "La maggior parte delle prostitute arriva dal nord est del paese, che è la zona più povera: vendersi è un modo per le famiglie di guadagnare uno stipendio decente per qualche anno. In parte, forse, bisognerebbe sfatare il mito un po' bacchettone della Thailandia come bordello a cielo aperto. Questa, quantomeno, è la percezione che ho avuto e che mi ha confermato chi ci vive: offrire sesso in cambio di denaro è un do ut des che renderebbe altrimenti impossibile la vita di migliaia di persone, piaccia o no. Detto questo, in posti come Pattaya lo squallore dovrebbe essere più evidente. Oltre alle prostitute donne ci sono i ladyboy, i travestiti (molti dei quali difficili da distinguere)".
In Italia la Thailandia è spesso associata al turismo sessuale, gli abitanti del posto però non ci vedono come sfruttatori "Nei posti in cui sono stata io, gli italiani sono visti come qualsiasi altro straniero. In generale, i thailandesi sono molto gentili con tutti. Credo dipenda da come ti comporti e dalle zone in cui vai, ad ogni modo né a Chiang Mai né a Bangkok lo straniero è visto male. Porta soldi, anche soltanto in turismo, e i thailandesi lo sanno".
Questo bus con la scritta "Puttan tour" però ci conferma che un certo numero di italiani che vanno nel paese per sfruttare la prostituzione locale c'è, e anche se lì viene vista come una cosa "naturale" far prostituire le ragazze, gli italiani dovrebbero mantenere la loro morale anche all'estero, invece pur proveniendo da un paese dove lo sfruttamento della prostituzione è condannato, sia moralmente che legalmente, lì si vantano di farlo, apponendo addirittura quella scritta, il cui significato è probabilmente noto però solo ai nostri connazionali: "Credo che quelli che lavorano "nel ramo" abbiano imparato il significato di "puttantour", ma non è una parola che si veda così di frequente. Potrebbe anche essere stata l'iniziativa di qualche tour operator più legato al mercato italiano. D'altra parte, devo dire che gli italiani non sono neanche i turisti più numerosi (non è ancora stagione e di solito bazzicano di più le isole e la costa). Ho visto molti più giapponesi e cinesi, oltre a tedeschi, inglesi, australiani, una famiglia di norvegesi ecc. Tra i posti in cui sono stata nel mondo, finora è quello in cui ho incontrato meno italiani. Ma - come ho detto - le ferie in Italia non sono ancora cominciate, quindi non so quanto valore statistico abbia".

Chiudiamo con alcuni dati tratti da un articolo pubblicato su "L'Unità" lo scorso giugno ed una dichiarazione del presidente dell'Ecpat Italia (End Child Prostitution and Trafficking):


Secondo una stima realizzata da Ecpat Italia, gli italiani negli ultimi anni sono arrivati ai primi posti come numero di turisti a scopo sessuale: un record mostruoso. Circa 80.000 risultano i nostri connazionali che ogni anno si spostano in Repubblica Dominicana, Colombia e Brasile, Est Europa e Sud Est Asiatico per avere sesso con minorenni. In Kenya, in particolare, oggi siamo in assoluto i più presenti: il 18% degli stranieri che «comprano» minorenni locali, secondo l’Unicef. Significa circa 15.000 bambine che vivono tra Malindi, Bombasa, Kalifi e Diani. In genere hanno tra i 12 e i 14 anni. Ma possono averne anche 9, 7 o 5. «Non dobbiamo credere che il turista del sesso, che poi può essere anche una persona che viaggia per affari, sia per forza un pedofilo», sottolinea Scarpati. «Spesso avviene che persone che nel proprio Paese hanno un comportamento sessuale nella norma, ovvero diretto verso altri adulti, all’estero modificano la loro condotta cercando sesso con minori», denuncia l’avvocato presidente di Ecpat Italia.

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